Vedo dove devo


Vedo dove devo

Vedo dove devo. Vedo dove vado. Vedo e non vedo, dove si annida l’insidia invisibile. Credevamo di vedere. Pensavamo di sentire. Eravamo convinti di sapere. Ci cullavamo nell’illusione di una corsa infinita nella sconfinata prateria del benessere materiale. E invece no. Non vedo dove devo. Non vedo dove vado. Vedo dove non devo.

L’insidia invisibile è come uno specchio dell’anima, a cui non possiamo sfuggire. Mette inesorabilmente a nudo pregi e difetti del vivere quotidiano. E non c’è via di fuga, poiché l’invisibile insidia è presente, anche quando è assente. Vita e morte s’intrecciano in un inesorabile abbraccio.

Ci voleva la sua minaccia incombente per farci riscoprire l’istante presente, la via di quartiere, la qualità di vita e la capacità di dedicarsi a ciò che piace veramente. Ci voleva la sua minaccia incombente per rompere gli ingranaggi del ciclo economico e mettere a nudo le sacche di povertà presenti nel nostro paese ancora prima del suo invisibile arrivo.

Ci voleva la sua minaccia incombente per mostrare le nostre interdipendenze di un paese dedicato all’esportazione che ha bisogno di risorse umane, tecnologia e materie prime provenienti da altri paesi per poter funzionare. Solidarietà ed egoismo s’intrecciano in una perenne lotta fra istinto di sopravvivenza e il gesto altruista che libera dalle proprie paure.

Ci volevano le sue scorribande nella prateria incontaminata per mettere a nudo il male di vivere e la corsa alla competizione sfrenata dell’ignaro gregge. Poi arriverà l’elisir di lunga vita, la pozione magica che frenerà gli ardori dell’invisibile insidia.

Vedo dove devo. Vedo devo vado. Vedo, dove si annida l’insidia invisibile. Non è là fuori nell’incontaminata prateria. L’insidia invisibile siamo noi. Ora vedo dove devo. Vedo dove vado. Vado dove devo.

(c) Andrea Arcidiacono, Bellinzona, 11 maggio 2020

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