7. Juni 2024
Corona-Leaks: il procuratore straordinario ha agito in modo illegale nei confronti di Marc Walder e Peter Lauener
Nell’intricata vicenda delle indiscrezioni relative alle decisioni del Consiglio federale durante la pandemia di Covid-19 il Tribunale dei provvedimenti coercitivi di Berna ha preso questa settimana un’importante decisione. La corrispondenza elettronica, fra Marc Walder, direttore generale del gruppo editoriale Ringier, e Peter Lauener, già capo dell’informazione dell’allora Consigliere federale Alain Berset, non può essere utilizzata nella procedura penale ancora in corso per violazione del segreto d’ufficio, poiché la protezione del segreto redazionale e la tutela delle fonti è primordiale. La decisione non è ancora cresciuta in giudicato. Il Ministero pubblico della Confederazione ha la facoltà entro 30 giorni d’interporre ricorso al Tribunale federale.
© Andrea Arcidiacono, Berna, 7 giugno 2024
È stata ancora una volta un’indiscrezione a far luce sugli ultimi importanti sviluppi dell’inchiesta penale ancora in corso condotta dal Ministero pubblico della Confederazione nei confronti di Peter Lauener sulla violazione del segreto d’ufficio durante la pandemia di Covid-19.
Nella sua edizione del 7 giugno 2024 il Tages Anzeiger ha infatti pubblicato gli elementi essenziali della decisione presa dal Tribunale dei provvedimenti coercitivi di Berna che ha negato al Ministero pubblico della Confederazione l’accesso alla corrispondenza elettronica fra Marc Walder e Peter Lauener.
Secondo il Tribunale dei provvedimenti coercitivi di Berna l’analisi di questa corrispondenza elettronica, che aveva portato al fermo provvisorio dell’allora capo dell’informazione, era illegale, poiché il procuratore straordinario Peter Marti avrebbe dovuto informare in modo preliminare le parti ed accordare loro il diritto di apporre i sigilli sulla corrispondenza elettronica.
Il Presidente del Tribunale dei provvedimenti coercitivi di Berna Béat Brechbühl ha confermato all’agenzia Keystone-ATS la decisione del suo tribunale, sottolineando l’importanza della protezione del segreto redazionale e delle fonti.
Il passo falso dell’UFIT
Nel 2022 l’Ufficio federale dell’informatica e della telecomunicazione (UFIT) aveva concesso al procuratore straordinario Peter Marti l’accesso a tutta la corrispondenza elettronica professionale dell’allora capo dell’informazione del Dipartimento federale dell’interno Alain Berset.
Il procuratore straordinario e la polizia cantonale di Zurigo avevano passato al setaccio l’intera corrispondenza elettronica professionale e avevano scoperto il fitto scambio di corrispondenza fra Walder e Lauener sulle misure prese dal Consiglio federale durante la fase più difficile nella gestione della pandemia di Covid-19 fra novembre 2020 e gennaio 2022.
L’inchiesta amministrativa del Dipartimento federale delle finanze, a cui fa capo l’UFIT, era giunta alla conclusione nell’aprile del 2023, che i diritti della personalità delle persone interessate, in particolare di Peter Lauener, erano stati violati, poiché l’UFIT aveva consegnato al procuratore straordinario un numero di dati superiore al consentito.
Il caso Crypto
Tutto inizia nell’autunno del 2020 con la fuga di notizia legata alla pubblicazione del rapporto della Delegazione delle Commissioni di gestione sulle attività della Crypto AG che produceva a Zugo apparecchi crittografici manipolati. Questi sistemi hanno permesso ai servizi segreti americani, tedeschi e svizzeri di spiare i servizi segreti di altri paesi.
Nel suo rapporto d’ispezione la Delegazione delle commissioni di gestione ha criticato il servizio d’informazione svizzero per non aver informato il Consiglio federale dell’attività della Crypto AG e lo stesso Consiglio federale per non aver svolto in modo pieno la sua attività di vigilanza.
Le Commissioni di gestione parlamentari hanno in seguito sporto denuncia penale contro ignoti al Ministero pubblico della Confederazione per le indiscrezioni legate alla pubblicazione del rapporto d’ispezione nella NZZ e nei giornali del gruppo TAMEDIA (TX-Group).
Nel gennaio 2021 l’autorità di vigilanza sul Ministero pubblico della Confederazione ha nominato Peter Marti in qualità di procuratore straordinario con il compito di indagare sulle presunte violazioni del segreto d’ufficio.
La pandemia di Covid-19
Nel corso della sua inchiesta relativo al caso Crypto il procuratore straordinario Peter Marti ha esteso la sua inchiesta penale ad altre indiscrezioni relative all’attività governativa, in particolare la politica europea e la gestione della pandemia.
Nel settembre 2022 Peter Lauener ha denunciato Peter Marti per abuso d’ufficio nella sua indagine allargata sulle presunte fughe di notizie nella gestione pandemica. Il 20 dicembre 2022 il Dipartimento federale di giustizia e polizia ha autorizzato il procuratore straordinario Stefan Zimmerli ad avviare un procedimento penale contro Peter Marti.
Nel mese di maggio 2023 Marti ha chiesto all’autorità di vigilanza sul Ministero pubblico della Confederazione di essere sollevato dal suo incarico di procuratore straordinario. Nel mese di maggio 2023 il procedimento penale contro Peter Marti è stato archiviato.
La girandola delle indiscrezioni
Questa intricata vicenda, che non è ancora conclusa, è stata resa pubblica da una serie di indiscrezioni dei grandi gruppi mediatici nella Svizzera tedesca. A inizio 2023 il gruppo editoriale CH-MEDIA di Peter Wanner imrpime un’accelerazione enorme alla complessa vicenda con la pubblicazione dei verbali degli interrogatori dell’indagine del procuratore straordinario Peter Marti e una parte cospicua della corrispondenza elettronica fra Peter Lauener e Marc Walder nelle edizioni del 14 e 28 gennaio 2023 del settimanale Schweiz am Wochenende.
L’indiscrezione sulle indiscrezioni porta alla luce uno scambio continuo e sistematico di presunte informazioni confidenziali fra il Dipartimento federale dell’interno e il gruppo editoriale Ringier relative alle decisioni del Consiglio federale sulla gestione della pandemica di Covid-19 fra novembre 2020 e gennaio 2022.
Questa indiscrezione sulle indiscrezioni ha portato alle dimissioni dell’ex capo dell’informazione del DFI nel giugno 2022 e ha contribuito un anno più tardi alla decisione dell’allora Presidente della Confederazione Alain Berset di terminare il suo mandato di Consigliere federale alla fine del 2023.
L’indagine condotta dalle Commissioni della gestione (CdG) del Parlamento sulle indiscrezioni relativi alle decisioni del Consiglio federale ha confermato le indiscrezioni e l’esistenza di un canale d’informazione diretto fra Marc Walder e Peter Lauener, ma non ha permesso di dimostrare l’uso di tali informazioni a fini giornalistici.
Nel loro rapporto del 18 novembre 2023 le CdG hanno formulato una serie di raccomandazioni al Consiglio federale per lottare in modo efficace contro le indiscrezioni: da un ricorso sistematico alla denuncia per violazione del segreto d’ufficio a misure di prevenzione e sensibilizzazione del personale della Confederazione.
Nel suo parere del 24 gennaio 2024 il Consiglio federale ha rinviato alle numerose misure già adottate contro le indiscrezioni che intendono sensibilizzare il personale della Confederazione a questa importante tema e informarli in merito all’obbligo di denuncia. Il Consiglio federale dovrebbe inoltre presentare ancora questa mese una modifica legislativa che mira ad agevolare l’analisi degli accessi alla banca dati degli affari governativi.
Le inchieste penali ancora in corso
La decisione del Tribunale delle misure coercitive di Berna, che non è ancora cresciuta in giudicato, avrà probabilmente un effetto risolutorio sulla procedura penale del Ministero pubblico della Confederazione nei confronti di Peter Lauener per violazione del segreto d’ufficio.
Il Ministero pubblico della Confederazione indaga anche da maggio 2023 sulla fuga di notizie che ha portato alla pubblicazione dei verbali degli interrogatori e di buona parte della corrispondenza elettronica fra Marc Walder e Peter Lauener nei giornali del gruppo CH-Media.
Quel bene prezioso chiamato fiducia
Le numerose indiscrezioni relative alle decisioni del Consiglio federale durante la pandemia di Covid-19 sono la punta dell’iceberg di un’evoluzione malsana del sistema politico svizzero.
La competizione sfrenata fra partiti, consiglieri federali e gruppi editoriali mette a dura prova la tenuta del sistema di concordanza e il principio di collegialità dell’esecutivo svizzero.
In un periodo contraddistinto da crisi multiple i principali attori del sistema politico sono chiamati a darsi una mossa per rafforzare il bene più prezioso in una democrazia: la fiducia nelle istituzioni e nel sistema mediatico.
© Andrea Arcidiacono, Berna, 7 giugno 2024

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