Covid-19: la via svizzera

Eiger Mönch Jungfrau 12.11.2020


Covid-19: la via svizzera

Siamo nel pieno della seconda ondata pandemica che mette a dura prova il nostro sistema sanitario e la nostra capacità di resilienza. L’obiettivo principale è quello di assicurare a tutti i pazienti cure adeguate in particolare nelle unità di terapia intensiva che rappresentano il punto critico dell’intero sistema. L’Accademia svizzera delle scienze mediche e la Società svizzera di medicina interna hanno aggiornato le loro linee guida relative ai criteri di scelta dei pazienti in caso di scarsità dei posti letto nelle cure intensive. Se i pazienti, che necessitano di una terapia intensiva sono superiori ai posti disponibili, il personale medico decide in base alla prognosi a breve termine, vale a dire la probabilità di recupero del paziente.

Nel nostro sistema federalista il coordinamento fra la Confederazione e i Cantoni è fondamentale per assicurare l’accesso alle cure intensive a tutti i pazienti sia quelli affetti da Covid-19 sia quelli affetti da altre malattie. Il Servizio sanitario coordinato ha messo a punto un sistema di coordinamento insieme agli altri attori della sanità e ha affidato alla Guardia aerea svizzera di soccorso (la Rega) la funzione di centro di coordinamento nazionale. È questa una delle differenze principali rispetto alla gestione della prima ondata pandemica. Gli ospedali creano capacità supplementari, rinviando gli interventi non urgenti. I trasferimenti di pazienti da un ospedale all’altro sono fatti solo in caso di esaurimento anche di queste capacità. Alcuni ospedali soprattutto nella Svizzera francese sono arrivati al limite delle loro capacità. Decine di pazienti sono stati trasferiti dalla Svizzera francese alla Svizzera tedesca. In primavera gli ospedali di Zurigo, Basilea ed Argovia avevano accolto tre pazienti provenienti dal Ticino nel momento culminante della prima ondata pandemica.

In primavera, tuttavia, il Consiglio federale aveva promulgato lo stato di necessità che aveva permesso di decidere a livello nazionale un divieto delle operazioni chirurgiche non urgenti in tutta la Svizzera. La capacità dei posti letto in terapia intensiva era stata portata al massimo livello. In questa seconda fase della crisi pandemica il Consiglio federale ha sinora deciso di rimanere nella situazione particolare che affida ai Cantoni la responsabilità principale di gestire la crisi con l’occhio vigile della Confederazione che interviene con misure restrittive valide a livello nazionale. La Confederazione e i Cantoni vogliono evitare di dover ricorrere allo stato di necessità con la chiusura parziale delle attività economiche a livello nazionale, come in primavera.

Rispetto ad altri paesi la Svizzera ha scelto una via differenziata per preservare l’accesso alle cure per tutti i pazienti ed evitare di dare il colpo di grazia ai settori economici più in difficoltà. La via svizzera è guardata con un misto di stupore e diffidenza dai paesi vicini e da chi anche da noi ha forti dubbi su questa scelta di compromesso. La via svizzera è una scommessa sul nostro senso di responsabilità e sul nostro senso di solidarietà a livello individuale, cantonale e federale. Siamo sul filo del rasoio, ma possiamo ancora farcela per rimanere sull’onda e non farci travolgere dalla seconda ondata pandemica.

(c) Andrea Arcidiacono, La Regione, 11.11.2020, dibattito

 

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