Svizzera-Unione Europea: it’s the economy, stupid!


Svizzera-Unione Europea: it’s the economy, stupid!

La Svizzera è nel cuore dell’Europa, ma non è uno stato membro dell’Unione Europea (UE). Dopo il no di popolo e Cantoni all’adesione allo Spazio economico europeo, il 6 dicembre 1992, la Svizzera ha scelto di sviluppare le relazioni con l’UE attraverso la conclusione di nuovi accordi bilaterali: in particolare nel campo dell’economia, della ricerca e della cooperazione in materia di sicurezza interna (Schengen) e di asilo (Dublino).

Il primo pacchetto di accordi bilaterali

Il primo pacchetto di accordi bilaterali è composto da sette accordi di primaria importanza per garantire l’accesso al mercato interno europeo: la libera circolazione delle persone, la rimozione degli ostacoli tecnici al commercio (MRA «Mutual recognition agreement»), gli appalti pubblici, l’agricoltura, i trasporti terrestri, i trasporti aerei e la partecipazione ai programmi quadro di ricerca dell’UE.

Il popolo svizzero ha approvato il primo pacchetto di accordi bilaterali il 21 maggio 2000 con il 67,2% di voti favorevoli. I sette accordi sono stati negoziati in modo parallelo e sono legati fra di loro dalla cosiddetta „clausola ghigliottina“. Se uno dei sette accordi dovesse essere abrogato, anche i rimanenti sei accordi decadrebbero.

La libera circolazione delle persone

L’Accordo sulla libera circolazione delle persone fra la Svizzera e l’UE è entrato in vigore il 1 giugno 2002. Il popolo svizzero ha approvato nel 2006 e nel 2009 l’estensione dell’Accordo di libera circolazione delle persone ai dieci stati, che hanno aderito all’UE nel 2004, e a Bulgaria e Romania. Dal 2017 l’accordo è in vigore anche con la Croazia.

Il 9 febbraio 2014 il popolo e i Cantoni hanno approvato l’iniziativa popolare contro l’immigrazione di massa, lanciata dall’Unione democratica di centro. Secondo l’iniziativa la Svizzera deve gestire in modo autonomo l’immigrazione attraverso l’introduzione di tetti massimi e contingenti annuali per gli stranieri che lavorano nel nostro paese.

L’attuazione dell’iniziativa ha creato un conflitto con l’Accordo di libera circolazione delle persone che concede agli svizzeri e ai cittadini degli stati membri dell’UE il diritto di scegliere liberamente il paese, in cui lavorare e soggiornare.

In un difficile esercizio di equilibrismo fra rispetto della Costituzione federale e dell’accordo di libera circolazione delle persone il Parlamento svizzero ha adottato nel dicembre 2016 la legge di applicazione dell’iniziativa popolare contro l’immigrazione di massa.

L’attuazione dell’iniziativa sull’immigrazione di massa

La legge d’attuazione dell’iniziativa contro l’immigrazione di massa non prevede né tetti massimi né contingenti, ma l’obbligo di notifica dei posti vacanti agli Uffici regionali di collocamento nei gruppi professionali, nei settori d’attività o nelle regioni economiche con un tasso disoccupazione superiore alla media.

Alle persone in cerca d’impiego, che sono registrate in un ufficio regionale di collocamento, è data la precedenza nell’accesso alle informazioni sui posti vacanti durante un periodo di cinque giorni.

L’obbligo di annuncio dei posti vacanti da parte delle imprese è entrato in vigore il 1° luglio 2018 nei generi di professione in cui il tasso di disoccupazione è superiore all’8%. Dal primo gennaio 2020 questa soglia sarà ridotta al 5%.

Le misure d’accompagnamento

Le misure di accompagnamento alla libera circolazione delle persone sono uno dei punti chiave del negoziato fra Svizzera e UE.

In vigore dal 2002 esse perseguono un triplice obiettivo: la tutela delle condizioni salariali e lavorative in Svizzera, la garanzia di condizioni competitive eque fra aziende svizzere ed estere e l’accettazione politica dell’Accordo della libera circolazione delle persone fra la Svizzera e l’Unione Europea.

Esse mirano a tutelare i lavoratori dipendenti contro il dumping salariale e sociale, in particolare nelle regioni di frontiera sottoposte a una maggiore pressione salariale e a una maggiore concorrenza sul mercato del lavoro.

Il fabbisogno di lavoratori qualificati e meno qualificati, indispensabili per far funzionare l’economia, e l’elevato livello salariale sono i due fattori principali che fanno della Svizzera un paese d’immigrazione, come indica il 14esimo rapporto dell’Osservatorio svizzero sulla libera circolazione fra Svizzera e UE del 3 luglio 2018.

Secondo i dati della Segretaria di Stato dell’Economia (SECO) nel 2014 il salario mensile medio lordo nei 28 paesi dell’UE ammontava a 2200 euro e raggiungeva quindi i due terzi del salario mensile medio lordo in Svizzera pari a 3428 euro a parità di potere d’acquisto.

Le prestazioni di servizi fino a 90 giorni

L’Accordo sulla libera circolazione delle persone ha liberalizzato anche le prestazioni di servizi fino a 90 giorni lavorativi per anno civile. Considerato il divario salariale il mercato svizzero è particolarmente attrattivo anche per questo tipo di prestazioni di lavoro che sono soggette a un obbligo di notifica di otto giorni.

Questo preavviso consente alle autorità di controllo di poter effettuare eventuali verifiche delle condizioni salariali in tempo utile. Secondo i dati della SECO un terzo dei prestatori di servizio temporaneo rimane un giorno in Svizzera, mentre i due terzi effettuano il lavoro in cinque giorni al massimo.

Secondo il rapporto della SECO , pubblicato il 12 giugno 2018, i i dimoranti temporanei soggetti all’obbligo di notifica in Svizzera erano nel 2017 quasi 240’000 con un aumento del 5% rispetto al 2016. L’aumento è dovuto principalmente agli impieghi di breve durante nelle aziende svizzere nel settore del personale a prestito.

Il confronto europeo

Nel confronto europeo relativo alle prestazioni di servizi la Svizzera si situa al quinto posto nella classifica dei paesi di destinazione dei cittadini dell’UE seguita da Paesi Bassi, Italia e eRegno Unito. Complessivamente, i dimoranti temporanei soggetti all’obbligo di notifica hanno fornito un volume di lavoro pari a quello di 23 725 lavoratori all’anno, che corrisponde allo 0,6% del volume di lavoro totale in Svizzera.

Considerata l’attrattività del mercato del lavoro svizzero le misure di accompagnamento sono fondamentali per mantenere il livello salariale e ridurre al minimo il rischio di dumping. Senza un allentamento delle misure di accompagnamento non è tuttavia possibile concludere un accordo istituzionale con l’UE.

Alla ricerca del compromesso

Nel corso dell’estate 2018 il Governo svizzero tasterà il polso a sindacati, associazioni economiche e Cantoni per valutare il margine di manovra a favore di un allentamento delle misure di protezione dal dumping salariale.

Per superare la resistenza a oltranza dei sindacati, il Governo svizzero dovrà offrire adeguate contropartite: ad esempio l’aumento delle risorse per i controlli salariali, oppure la possibilità di agevolare la facoltà per Cantoni e Confederazione di dichiarare di obbligatorietà generale i contratti collettivi di lavoro (CCL).

L’obiettivo finale è la conclusione di un accordo istituzionale che assicuri alla Svizzera un accesso stabile e indiscriminato al mercato europeo e consenta a Bruxelles di definire un quadro giuridico stabile ed equo con la Svizzera, che è un paese terzo non membro dell’UE.

L’adeguamento degli accordi bilaterali all’evoluzione del diritto europeo, la risoluzione delle controversie e la definizione delle eccezioni al campo d’applicazione dell’accordo istituzionale sono i punti centrali del negoziato in corso.

(c) Andrea Arcidiacono

Fonti:

  1. Accordi bilaterali I, DFAE, https://bit.ly/2EOXTL7
  2. Libera circolazione delle persone, DFAE https://bit.ly/2NI2pOk
  3. Attuazione dell’iniziativa contro l’immigrazione di massa, SEM,  https://bit.ly/2TxJivQ
  4. Obbligo di annunciare i posti vacanti, SECO,  https://bit.ly/2ENUPig
  5. Distacco e misure collaterali libera circolazione delle persone, SECO, https://bit.ly/2TwtSrw
  6. Buona integrazione dei cittadini dell’UE nel mercato di lavoro in Svizzera, SECO, 3.7.2018, https://bit.ly/2UjmTzm
  7. Lotta alla pressione salariale e al lavoro in nero, SECO, 12.6.2018,  https://bit.ly/2EAJYH8
  8. Quadro giuridico e istituzionale, DFAE, https://bit.ly/2XxkEui
Keine Kommentare

Kommentar schreiben