Accordo quadro Svizzera-UE: diamoci una mossa!


Accordo quadro Svizzera-UE: diamoci una mossa!

Il Municipio di Berna ha accolto sabato 15 giugno 2019 la prima giornata dedicata alla politica estera. All’evento hanno partecipato un centinaio di esperti, parlamentari e persone interessate alle relazioni fra la Svizzera e l’Unione Europea e alla cooperazione internazionale.

L’Associazione svizzera di politica estera, presieduta dalla Consigliera nazionale Christa Markwalder, e il Forum di politica estera Think Tank foraus hanno proposto al pubblico un interessante intervento dell’Ambasciatrice Ursula Plassnik, che ha tracciato un bilancio positivo dell’adesione dell’Austria all’Unione europea dal 1995 ai giorni nostri.

L’appartenenza all’Unione europea è una sfida continua, che richiede continui adattamenti, ma permette di avere voce in capitolo nel processo decisionale.

“L’UE è il migliore vaccino contro l’isolazionismo”, ha concluso Ursula Plassnik, già ministro degli affari esteri austriaco dal 2004 al 2008.

Nelle vesti di co-presidente della piattaforma Svizzera -Europa Flavia Kleiner ha sottolineato l’importanza di dare nuovi impulsi alla discussione sulle relazioni fra Svizzera e Unione europea con un nuovo linguaggio e nuove emozioni nell’intento di creare un’atmosfera politica positiva.

Ritrovare la fiducia dei partner sociali

Al dibattito sulle relazioni fra Svizzera e UE hanno partecipato il Consigliere nazionale Eric Nussbaumer, Monika Rühl, direttrice di economiesuisse e Cenni Najy, vice-presidente di foraus. I partecipanti alla discussione, moderata da Rudolf Wyder e Regula Hess, hanno concentrato la loro attenzione sull’accordo quadro istituzionale.

Le misure di accompagnamento alla libera circolazione delle persone costituiscono il principale ostacolo da superare per la conclusione di un accordo istituzionale fra Svizzera e Unione Europea.

È fondamentale dapprima ristabilire la fiducia fra i partner sociali e il Consiglio federale, ha sottolineato Eric Nussbaumer. In un secondo tempo è importante mostrare in che modo la legislazione europea permette di proteggere il livello dei salari in Svizzera.

Secondo Monika Rühl l’accordo quadro permette di salvaguardare tre misure di protezione dei salari e di adottare nuove misure, se sono compatibili con la legislazione europea.

Il valore della via bilaterale

Nella valutazione complessiva dell’accordo quadro occorre tenere conto non solo delle misure di protezione dei salari, ma anche di altre concessioni ottenute dalla Svizzera, come la creazione del tribunale arbitrale.

La sicurezza giuridica e il mantenimento della via bilaterale costituiscono gli obiettivi finali dell’accordo quadro, ha affermato Monika Rühl.

Non bisogna avere paura della convergenza giuridica fra Svizzera e UE, poiché tale convergenza permette di adottare misure di protezione dei salari adeguate, gli ha fatto eco Cenni Naji, che ha ricordato l’importanza centrale degli accordi bilaterali.

La via bilaterale consente alle imprese svizzere di accedere al mercato europeo senza troppi intoppi burocratici.

Una soluzione unica nel suo genere

Nel suo intervento Michael Mattiessen, Ambasciatore dell’Unione europea in Svizzera e per il Principato del Liechtenstein – European Union in Switzerland and Liechtenstein- ha ricordato che l’accordo quadro è una condizione indispensabile per potere accedere ad altri mercati, come il mercato digitale o il mercato dell’elettricità.

Da ormai più di dieci anni l’UE sottolinea la necessità di dare un quadro istituzionale alla via bilaterale che rappresenta una soluzione unica nel suo genere nelle relazioni fra l’UE e gli stati terzi.

“Ora dobbiamo sbrigarci,” ha concluso Mattiessen anche perché c’è il forte rischio di un’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea senza un accordo il 31 ottobre 2019 vista la probabile elezione di Boris Johnson a successore di Teresa May, come leader dei conservatori e primo ministro.

(c) Testo e foto: Andrea Arcidiacono 

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