Corona Leaks: le indiscrezioni minano la fiducia nel Consiglio federale


Corona Leaks: le indiscrezioni minano la fiducia nel Consiglio federale

Le numerose indiscrezioni relative alle decisioni del Consiglio federale durante la pandemia di Covid-19 sono la punta dell’iceberg di un’evoluzione malsana del sistema politico svizzero. La competizione sfrenata fra partiti, consiglieri federali e gruppi editoriali mette a dura prova la tenuta del sistema di concordanza e il principio di collegialità dell’esecutivo svizzero. In un periodo contraddistinto da crisi multiple la politica, i media e la giustizia devono darsi una mossa per riconquistare il bene più prezioso in una democrazia: la fiducia nelle istituzioni e nel sistema mediatico. Una fiducia che è l’elemento indispensabile per trovare soluzioni ai problemi più impellenti: l’erosione del potere d’acquisto, la sicurezza energetica, i cambiamenti climatici e la posizione della neutrale Svizzera, in un mondo che cambia.

© Andrea Arcidiacono, Berna, 29 gennaio 2023

Le Commissioni di gestione parlamentari hanno deciso il 24 gennaio 2023 di indagare sulle numerose indiscrezioni relative alle decisioni del Consiglio federale sulla pandemia di Covid-19 compreso il ruolo del Presidente della Confederazione e capo del Dipartimento federale dell’interno Alain Berset che ha svolto un ruolo fondamentale nella gestione della crisi pandemica.

Il gruppo di lavoro di sei persone, creato dalle Commissioni di gestione, dovrà chiarire quali sono state le fughe di notizie riguardanti la pandemia di Covid-19, chi ne è stato all’origine e chi erano i destinatari. Dovrà inoltre esaminare quali misure ha preso il Presidente della Confederazione Alain Berset in veste di capo del Dipartimento federale dell’interno e quali misure ha preso l’intero Consiglio federale per impedire le indiscrezioni ricorrenti.

Il gruppo di lavoro è composto da tre membri ciascuno della Commissione di gestione del Consiglio nazionale e del Consiglio degli Stati. Tutti i gruppi parlamentari dell’Assemblea federale sono rappresentati da un rappresentante ciascuno. Le Commissioni di gestione hanno eletto il Consigliere agli Stati Philipp Bauer(PLR/NE), come Presidente del gruppo di lavoro, e il Consiglio nazionale Thomas de Courten (UDC/BL), in qualità di vice-presidente. Gli altri membri sono i Consiglieri agli Stati Daniel Fässler (centro, AI), Hans Stöckli (PS, BE) e le Consigliere nazionali Katja Christ (VL, BS) e Manuela Weichelt (Verdi, ZG).

Un sudoku giuridico

Il gruppo di lavoro avrà un compito particolarmente ostico dal punto di vista legale, poiché il controllo parlamentare sulla gestione governativa si affianca ai procedimenti penali in corso sulla girandola delle indiscrezioni, il cui esito finale è ancora incerto. La violazione del segreto d’ufficio è punita con una pena detentiva sino a tre anni o con una pena pecuniaria. La presunzione d’innocenza vale per tutte le persone indagate.

Tutto inizia nell’autunno del 2020 con la fuga di notizia legata alla pubblicazione del rapporto della Delegazione delle Commissioni di gestione sulle attività della Crypto AG che produceva a Zugo apparecchi crittografici manipolati. Questi sistemi hanno permesso ai servizi segreti americani, tedeschi e svizzeri di spiare i servizi segreti di altri paesi. Nel suo rapporto d’ispezione la Delegazione delle commissioni di gestione ha criticato il servizio d’informazione svizzero per non aver informato il Consiglio federale dell’attività della Crypto AG e lo stesso Consiglio federale per non aver svolto in modo pieno la sua attività di vigilanza.  

Le Commissioni di gestione parlamentari hanno in seguito sporto denuncia penale contro ignoti al Ministero pubblico della Confederazione per le indiscrezioni legate alla pubblicazione del rapporto d’ispezione nella NZZ e nei giornali del gruppo TAMEDIA (TX-Group). Nel gennaio 2021 l’autorità di vigilanza sul Ministero pubblico della Confederazione ha nominato Peter Marti in qualità di procuratore straordinario con il compito di indagare sulle presunte violazioni del segreto d’ufficio

Il procuratore straordinario si allarga

Nel corso della sua inchiesta relativo al caso Crypto il procuratore straordinario Peter Marti ha esteso la sua inchiesta penale ad altre indiscrezioni relative all’attività governativa, in particolare la politica europea e la gestione della pandemia. L’autorità di sorveglianza del Ministero pubblico della Confederazione, presieduta dalla giudice federale Alexia Heine, ha autorizzato l’estensione dell’inchiesta penale.

Nel mirino del procuratore straordinario Peter Marti sono finiti tre collaboratori stretti dei Consiglieri federali Alain Berset e Ignazio Cassis: il capo della comunicazione del DFI Peter Lauener, il Segretario generale del Dipartimento federale degli affari esteri Markus Seiler e il capo media del Dipartimento degli affari esteri Michael Steiner. Tutti questi nomi sono stati resi pubblici da indiscrezioni nella stampa.

Nel mese di maggio 2022 il procuratore straordinario Peter Marti ha chiesto il fermo provvisorio di Pater Lauener che è stato interrogato sulle presunte fughe di notizie relative alle decisioni governative nell’ambito della gestione della crisi pandemica. Il procuratore straordinario Peter Marti ha pure interrogato Marc Walder, direttore del gruppo editoriale Ringier, e il Consigliere federale Alain Berset, come persone interessate ai fatti.

L’editore Ringier pubblica il quotidiano Blick, i settimanali Sonntagsblick e Schweizer Illustrierte/L’Illustré e ha un ruolo di preminenza nell’acquisizione e nello sviluppo di piattaforme digitali, come jobs.ch. Il gruppo editoriale zurighese intrattiene da sempre rapporti privilegiati con il mondo politico, sportivo e culturale in un sistema di reciproche influenze.

L’8 giugno 2022 il Dipartimento federale dell’interno ha comunicato a sorpresa che il responsabile della comunicazione Peter Lauener ha deciso di lasciare l’attività dopo dieci anni di stretta e proficua collaborazione.

Procuratore contro procuratore

L’ex capo della comunicazione del Dipartimento federale dell’interno ha chiesto il sigillo dei documenti sequestrati dal procuratore straordinario Peter Marti, in particolare la corrispondenza elettronica professionale e privata. Il Tribunale per i provvedimenti coercitivi di Berna, presieduto da Lorena Rampa, dovrà decidere sulla revoca o il mantenimento del sigillo dei documenti. La decisione potrà essere impugnata fino al Tribunale federale.

Nel settembre 2022 Peter Lauener ha denunciato Peter Marti per abuso d’ufficio nella sua indagine allargata sulle presunte fughe di notizie nella gestione pandemica. Il 20 dicembre 2022 il Dipartimento federale di giustizia e polizia ha autorizzato il procuratore straordinario Stefan Zimmerli ad avviare un procedimento penale contro il procuratore straordinario Peter Marti.

Le indiscrezioni sulle indiscrezioni

In questa girandola d’indiscrezioni è il gruppo editoriale CH-MEDIA di Peter Wanner a imprimere un’accelerazione enorme alla complessa vicenda con la pubblicazione dei verbali degli interrogatori dell’indagine del procuratore straordinario Peter Marti e una parte cospicua della corrispondenza elettronica fra l’ex capo della comunicazione Peter Lauener e il direttore del gruppo editoriale Ringier Marc Walder nelle edizioni del 14 e 28 gennaio 2023 del settimanale Schweiz am Wochenende. 

L’indiscrezione sulle indiscrezioni porta alla luce uno scambio continuo e sistematico di presunte informazioni confidenziali fra il Dipartimento federale dell’interno e il gruppo editoriale Ringier relative alle decisioni del Consiglio federale sulla gestione della pandemica di Covid-19 fra novembre 2020 e gennaio 2022.  

Nella seconda metà di gennaio 2023 il Presidente della Confederazione Alain Berset, l’ex capo della comunicazione Peter Lauener e il CEO del gruppo Ringier entrano nell’occhio del ciclone politico e mediatico. Il Ministero pubblico della Confederazione ha presentato all’autorità di vigilanza la richiesta per la nomina di un terzo procuratore straordinario per condurre le indagini su queste ennesime fughe di notizie, la “madre di tutte le indiscrezioni. 

Il Consiglio federale condanna le indiscrezioni

Nella seduta del 24 gennaio 2023 il Consiglio federale si è chinato sullo spinoso tema delle indiscrezioni con una discussione approfondita. Il Presidente della Confederazione Alain Berset ha dovuto ricusarsi e abbandonare la seduta governativa. Al termine della seduta il portavoce governativo André Simonazzi ha dichiarato che il Consiglio federale non tollera le indiscrezioni e le condanna fermamente.

Sulla base delle dichiarazioni del Presidente della Confederazione, che ha affermato di non essere a conoscenza di tali fughe di notizie, il Consiglio federale intende gestire la sua attività sulla base di una fiducia ripristinata, ha concluso il portavoce del Consiglio federale. 

Alla ricerca della fiducia perduta

I tempi della giustizia saranno lunghi. Ci vorranno mesi anche anni per ottenere un eventuale accesso ai documenti chiave che sono attualmente sotto sigillo. Il lavoro di verifica delle Commissioni di gestione parlamentari sarà irto d’ostacoli con tempi lunghi e risultati incerti. La protezione delle fonti, la garanzia di una procedura penale equa e la protezione delle personalità delle persone indagate giocano un ruolo essenziale. Non mancheranno purtroppo nuove indiscrezioni…

I tempi della giustizia “mediatica” sono stati rapidi con una condanna morale a prescindere dall’esito penale per i principali presunti responsabili delle fughe di notizie: l’ex capo della comunicazione del DFI e il CEO del gruppo Ringier. Il primo è stato costretto ad abbandonare il suo prestigioso posto, mentre al secondo è stata tolta la responsabilità editoriale e gestionale sul quotidiano Blick. 

Il Presidente della Confederazione è riuscito sinora a parare i colpi con una strategia di comunicazione difensiva, che fa leva sul rispetto delle procedure istituzionali in corso e sulle circostanze attenuanti legate all’eccezionalità della crisi pandemica. 

Alain Berset ha dichiarato in Consiglio federale di non essere a conoscenza delle fughe di notizie e ha assicurato piena collaborazione alle Commissioni di gestione, ma si rifiuta di esprimersi pubblicamente e davanti ai media nel merito dell’intricata vicenda. Una linea difensiva, che ha sinora dato i suoi frutti, ma ci vorrà tempo e un lavoro irreprensibile per riconquistare la fiducia e la credibilità perdute dal Presidente della Confederazione e dall’intero Consiglio federale.

La vicenda dei “Corona Leaks” segna l’inizio della campagna per le elezioni federali del 22 ottobre 2023 con i partiti di governo, in particolare i socialisti e i liberali-radicali, che lottano strenuamente per conservare i loro seggi in Consiglio federale.

© Andrea Arcidiacono, Berna, 29 gennaio 2023

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